Fuyu. Benvenuto inverno.

 

Anonimo (XVIII sec.), La celebre poetessa Saimiya no Nyōgo (periodo Heian), dipinto, Museo d'Arte Moderna della Prefettura di Gunma.

 

D’inverno, il primo mattino: bellissimo, inutile dirlo, quando cade la neve. Bello è anche il candore della brina; oppure, oltre a questo, riattizzare il fuoco rapidamente, quando il freddo è più intenso e attraversare le sale portando il carbone. E’ anche piacevole verso mezzogiorno, quando l’ambiente  si è intiepidito, vedere il fuoco del braciere, non più alimentato, ridursi a bianca cenere.*

 

Scrive Sei Shōnagon elencando le caratteristiche delle varie stagioni.

 

E  ancora:

Nelle notti più fredde dell’inverno è meraviglioso starsene rannicchiati sotto le coltri e udire, a un tratto, i lenti rintocchi di una campana, così vibranti che sembrano giungere dalla profondità della stanza. Più tardi si ode anche il gallo che, cantando con il becco affondato nelle penne, ha una voce molto più potente degli altri uccelli. Il suo canto sembra, nell’oscurità, provenire da molto lontano, ma curiosamente, a mano a mano che il cielo si rischiara, diventa sempre più nitido, quasi si avvicinasse.*

 

A volte leggiamo le osservazioni di dama Sei e ce la sentiamo accanto, insieme rannicchiate ad ascoltare la bellezza gelida e scintillante dell’inverno.

 

* Traduzione di Lydia Origlia.

Sei Shōnagon, Note del guanciale, Milano, SE, 1988, pag. 11 e pag. 67.

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