Mukashi mukashi. Letture per farci compagnia. L’alba del giorno dopo.

L’amante che, al mattino presto, si accinge a lasciare la dimora della sua dama, non dovrebbe perder tempo a riordinarsi meticolosamente la veste, raccogliere strettamente i capelli e annodarsi scrupolosamente i lacci del copricapo. Anche se esce con aspetto disordinato e noncurante e con la sopravveste o la veste da caccia infilata affrettatamente, nessuno certo, incontrandolo a quell’ora, lo potrà biasimare. L’alba è uno spettacolo gradito a tutti, e un amante che solleciti affannosamente e scuota la dama che ancora insonnolita indugia a alzarsi, esclamando: «Che orrore, è già l’alba!», non solo non sarà affatto rimpianto ma verrà anche considerato rozzo e tedioso. L’amante ideale è invece chi, appena desto, non mostra di preoccuparsi degli ampi pantaloni, ma si china premuroso verso la sua dama, le sussurra all’orecchio quanto rimpianga la conversazione avuta con lei durante la notte e intanto, con noncuranza, già si allaccia la cintura. Quindi, solleva la porta a persiana sospingendola con gesto noncurante e, qualora vi sia una doppia porta, conduce nella veranda la dama, dopo averle sussurrato il desiderio che avrà di lei durante il giorno, finché cadrà la notte e potrà ritrovarla, e si allontana dolcemente, quasi scivolasse sul terreno. In questo caso la dama non può fare a meno di seguirlo con lo sguardo, commossa e con dolce nostalgia. Purtroppo c’è anche chi, al risveglio, si mette ad armeggiare frenetico con la cintura dei pantaloni e, sollevando le maniche della sottoveste o della veste da caccia, v’infila dentro un mucchio di cose, si raddrizza la cintura, s’inginocchia per stringersi i lacci del copricapo e quando, tenendo gli occhi chiusi per il disappunto, udiamo un fruscio, noi pensiamo che si stia lisciando i capelli: lui invece cerca a tentoni il ventaglio e le varie carte che alla sera aveva deposto vicino al cuscino, ma che ormai sono sparse ovunque, ed esclamando: «Dove sono? Dove sono?» fruga dappertutto, finché riesce a trovarle e, infilandosele nello scollo della veste, s’allontana sventolandosi, dopo aver lanciato un distratto: «Addio!».

 

Sei Shōnagon

 

Traduzione di Lydia Origlia.

Note del guanciale (Makura no sōshi, fine X sec.),  SE, Milano, 1988, pp. 62-63.

 

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Celeberrima ma sempre gustosa, questa pagina di Sei Shōnagon in cui descrive, con l’abituale vivacità e l’acuto spirito di osservazione che la caratterizza, la ritualità tutta cortigiana dell’alba del “giorno dopo”. 

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