Nagasaki 1945.

La città e il nulla. Prima, dopo. Nagasaki.

“Il 9 agosto, tre giorni dopo il bombardamento di Hiroshima, venne sganciata su Nagasaki una seconda bomba atomica; di nuovo, l’inferno si manifestò sulla terra.

A Nagasaki non era ancora in vigore l’evacuazione obbligatoria dei bambini, due terzi dei quali si trovavano in città. Gli studenti delle medie lavoravano come membri delle squadre patriottiche studentesche. Gli allarmi antiaerei, lanciati e interrotti diverse volte nella notte precedente, finirono alle 8.30 del mattino. Alle 11.02, proprio mentre la gente cominciava a preparare il pranzo, avvenne quanto riferisce Chieko Watanabe, allora alunna di scuola media: ‘Al momento del lampo mi trovavo alla fabbrica di costruzioni elettrotecniche Mitsubishi, a circa 2500 m dall’ipocentro. Ricordo che corsi disperatamente fuori dell’edificio per raggiungere un rifugio antiaereo molto solido costruito dietro la fabbrica, poi svenni. Più tardi, quando ripresi conoscenza, mi guardai intorno e mi trovai sepolta sotto un’enorme struttura d’acciaio piegata e contorta, come se fosse fatta di spaghetti… Il mio corpo era piegato a metà, con le gambe sopra la testa. La struttura d’acciaio premeva sulla schiena e sulla testa e non riuscii a liberarmi… da quel giorno non ho più potuto alzarmi in piedi’.

A Nagasaki c’erano rifugi antiaerei pubblici, ciascuno dei quali poteva accogliere decine o anche centinaia di persone. Molti bambini che si trovavano nei rifugi sfuggirono al pericolo. 

‘Mia madre faceva indossare a noi figli dei vestiti invernali a maniche lunghe, pantaloni pesanti da lavoro chiusi alle caviglie e cappucci protettivi, di modo che non restassimo feriti nei raid aerei. Era molto caldo, si era in piena estate. Quando suonò l’allarme al mattino ci riunimmo tutti in un rifugio pubblico su in collina. Quando l’allarme finì i grandi andarono in città a preparare il pranzo. Io rimasi nel rifugio vuoto con la mia sorellina più piccola che aveva sette anni e il mio fratellino di tre anni. Ci fu un rombo cupo e il rifugio cominciò a tremare. Per un po’ non riuscii a capire che cosa stesse succedendo. Quando riaprii gli occhi per guardarmi intorno mi ritrovai nel rifugio, tranquillo e silenzioso e ancora nella sua condizione originale’. (Setsuko Mitani, Nagasaki, bambina di scuole elementare).

La bomba atomica lanciata su Nagasaki aveva una lunghezza di 3,5 m e un diametro massimo di 1,5 m. Pesava 4,5 tonnellate. Per la forma rotonda fu chiamata Fat Man (ciccione). L’aereo che la trasportò era il B-29 Bock’s Car. A Nagasaki l’ipocentro dell’esplosione era quasi esattamente nel punto dove oggi si trova l’Hypocenter Monument nel Parco della pace. La bomba di Nagasaki esplose a un’altezza di circa 500 m sopra il bacino Urakami nella parte nord-occidentale della città. I danni effettivi non furono tanto gravi a Nagasaki quanto a Hiroshima dato che l’esplosione avvenne dietro una montagna, un po’ lontano dal centro della città, mentre a Hiroshima il punto di scoppio si trovava nel centro di una pianura. Si ritiene tuttavia che la potenza della bomba lanciata su Nagasaki fosse 1,4 volte maggiore di quella sganciata su Hiroshima”.

 

Naomi Shohno, fisico

Da L’eredità di Hiroshima (The Legacy of Hiroshima), traduzione di Anna Rita Vignati Lucentini), Assisi, Cittadella, 1988, pp. 17-18.

 

 

Era il 1999, a Nagasaki, e quel 9 agosto anche noi pregammo insieme alla folla, nel Parco della pace.

 

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