Rileggendo il Genji monogatari: un capitolo al giorno. 3. Utsusemi.

 

 

 Capitolo 3

                                                                                             

 

Utsusemi

     空蝉

                                                                   

                             La spoglia della cicala                                                                                      

 

Nel quale si racconta del desiderio tormentoso di Genji di rivedere la moglie del Governatore di Iyo e dei suoi tentativi di ritornare a trovarla, mentre lei si sottrae a qualsiasi nuovo incontro.

Non riusciva a dormire: finora non era mai stato trattato così male da nessuno, ma quella notte per la prima volta aveva conosciuto l’amarezza del mondo e ne era così umiliato da chiedersi se valesse la pena di vivere. Sdraiato accanto a lui, il ragazzo aveva gli occhi pieni di lacrime e ciò lo faceva apparire ancora più grazioso. Assomigliava alla donna che, al tocco delle sue mani, gli era parsa sottile e minuta, i capelli non molto lunghi, e questa somiglianza che, chissà, forse nasceva solo dalla sua immaginazione, lo turbava. Si rendeva conto che cercare a tutti i costi di raggiungerla sarebbe stato sconveniente e così passò la notte presa dal suo rammarico e se ne andò prima che albeggiasse, senza neppure scambiare con il ragazzo le solite frasi, cosicché questi ne fu profondamente dispiaciuto e deluso. 

Anche la donna è tormentata ma decisa a resistere, da donna sposata quale è:  “era turbata e infelice, ma questa volta non le giunse alcun messaggio. Forse si era stancato di lei, e se da una parte le dispiaceva che la storia si concludesse in quel modo, d’altro canto temeva ancora più che quelle visite inopportune si ripetessero; meglio che tutto finisse così, si diceva, ma pure restava immersa in malinconici pensieri“. 

Ma Genji non rinuncia a fare ogni tentativo di rivedere la sposa del Governatore Delegato di Iyo e incarica di nuovo il giovane fratello di lei a organizzare un incontro. Questi riesce a far introdurre di nascosto il carro di Genji nel cortile della residenza del Governatore. Subito gli viene detto che la dama sta giocando a go con un’ospite che altri non è che la giovane e graziosa  figlia del Governatore di Iyo (denominata Dama dell’ala occidentale). Genji si nasconde per poter spiare le due donne e le osserva. Finita la partita, quando tutti si sono ritirati e tutto è buio, il ragazzo riesce a far entrare Genji nella stanza più interna, dove le due dame dormono. O meglio, la Dama dell’ala occidentale, giovane e spensierata non ha tardato ad addormentarsi, mentre la sposa del Governatore riflette solitaria, cercando di convincersi “di essere felice che il giovane Signore avesse rinunciato a lei”. Ma Il fruscio delle vesti di Genji  tradisce la presenza di qualcuno nel buio e la donna “spaventata e quasi senza rendersene conto si alzò e, con indosso la sola veste di seta grezza, scivolò fuori dalla stanza“.

Così Genji scosta la trapunta e non si accorge subito che la donna che sta dormendo non è quella a cui mirava, ma quando se ne accorge: “Ne fu stupito e contrariato, ma a questo punto sarebbe stato ridicolo fare capire il suo errore alla donna che di certo avrebbe giudicato la cosa quanto meno stravagante. Sarebbe stato altrettanto assurdo inseguire l’altra, visto che lo sfuggiva con tanta ostinazione e che certo lo avrebbe ritenuto uno sciocco e, d’altra parte, se quella era la giovane donna che poco prima aveva intravisto alla luce della lampada, forse valeva la pena di restare, si disse, e bisogna ammettere che il suo comportamento dimostrava una certa leggerezza“.

Fa dunque credere alla giovane di aver usato un sotterfugio per arrivare proprio sino a lei e la fanciulla, inesperta in queste faccende, gli crede. Si scambiano così dolci promesse d’amore; infine,  Genji le raccomanda il silenzio e se ne va, dopo aver raccolto una leggera veste (quasi la spoglia di una cicala) sicuramente lasciata dietro di sé, durante la fuga, dalla sposa del Governatore Delegato di Iyo.

Ma tornato alla sua residenza di Nijō, Genji sente ancora la delusione per il mancato incontro con la dama che lo rifiuta e, tenendo con sé la veste di seta che ancora conserva il profumo della donna, le scrive una poesia che poi affida al fratello di lei, il giovane messaggero:

Ai piedi dell’albero

dove la cicala

ha lasciato la sua spoglia

ancora più rimpiango

colei che se n’è andata.

 

e la donna, leggendola, “pur essendo riuscita a far tacere il suo cuore, si rendeva conto che l’interesse che egli le aveva dimostrato non era certo superficiale: se soltanto tutto fosse avvenuto tempo prima, quando ancora non era la moglie del Governatore! si diceva, ma ormai non vi era via d’uscita (…)”. *

 

* Murasaki Shikibu, La Storia di Genji, traduzione di Maria Teresa Orsi, Einaudi, Torino, 2012, pp. 52-59.

 

Tosa Mitsuyoshi, Genji monogatari: Utsusemi, periodo Momoyama, Kyōto National Museum.

 

 

 

 

 

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