Rileggendo il Genji monogatari: un capitolo al giorno. 4.Yugao.

  

    Capitolo IV             

                                                                           

Yūgao

 

 

 夕顔

 

Il fiore di “yūgao” 

 

Nel quale  si racconta che la nutrice di Genji, ormai monaca, è molto malata. Inquieto, il Principe va a renderle visita, nei pressi del Quinto Viale.

Scorge, allora, dei fiori bianchi di grande bellezza, simili al convolvolo, che si arrampicano sulla palizzata della casa vicina. Chiede quindi a un valletto di andarne a cogliere. In quel momento sopraggiunge una fanciulla della casa che dà al valletto un ventaglio bianco impregnato di profumo, affinché egli possa depositarvi i fiori. Questo gesto raffinato non lascia il Principe indifferente. Dopo essersi informato dello stato della malata, egli rientra nella sua residenza, turbato dal profumo della bella sconosciuta che glielo aveva fatto porgere: il ventaglio, infatti, “era avvolto dal profumo di colei che l’aveva usato, intenso e seducente, e una mano elegante aveva tracciato alcuni versi:

A caso cerca 

di indovinare chi sia, il fiore di yūgao

che risplende alla luce

chiara della rugiada.”*

Genji incarica subito il suo fedele compagno Koremitsu (figlio della nutrice) di informarsi circa la giovane donna. Questi, cercando accuratamente di nascondere la propria identità, spia discretamente la casa e scopre che vi abita una persona di grande bellezza. Catturato dal suo racconto, Genji si reca in quella casa a piedi, vestito sobriamente al fine di non rivelare il proprio status elevato.  Resta accanto alla Signora degli yūgao tutta la notte e, al suo ritorno, non smette di pensare a lei: le si era legato al punto da non poter stare senza vederla e, pur ripetendosi che era una relazione imprudente e sconsiderata, le sue visite si facevano sempre più frequenti.” Preso dalla giovane  donna, infatti,  Genji le rende visita, nella più grande discrezione, sempre più spesso. Tuttavia, frequenta anche la prima sposa di un principe, la Dama del Sesto Viale (Rokujō no miyasudokoro).

“Quanto alla signora di Rokujō, che dapprima gli era parsa inaccessibile, sarebbe stato crudele cambiare atteggiamento e mostrarsi indifferente ora che ne aveva vinto le resistenze. Pure gli sembrava non fosse più possible tornare a quel sentimento appassionato che aveva provato quando ancora non aveva potuto avvicinarla. Dal canto suo la donna era portata a tormentarsi oltre misura e, timorosa che la differenza di età esistente fra di loro sarebbe stata mal giudicata qualora la notizia della loro relazione fosse giunta all’orecchio del mondo, si affliggeva di continuo, soprattutto nelle notti insonni quando egli non andava a farle visita.”

Una mattina dell’ottavo mese, allora che Genji e la Signora degli yūgao hanno trascorso la notte insieme, sono svegliati dal vociare dei vicini, che ricorda a Genji la condizione modesta della donna. Inoltre, “più spaventoso del tuono, il rimbombo dell’asta del pestello che veniva calato nel mortaio risuonava come se fosse a due passi dal loro guanciale. «È un fragore assordante», pensò infastidito. Non sapeva da cosa fosse prodotto, ma era un rumore quanto mai insolito e sgradevole che si aggiungeva alle numerose altre cose che lo importunavano. Da varie parti arrivava il debole suono dei magli di legno che battevano le ruvide tele bianche ed esso, mescolandosi con la voce delle oche selvatiche che percorrevano il cielo, risvegliava tutta la malinconia dell’autunno.” Questa promiscuità e questi rumori indispongono vivamente Genji che propone alla donna di raggiungere insieme a lui “una  certa villa non molto lontana“,  isolata e tranquilla. 

Come invitata dalla luna che incerta si attardava all’orizzonte, anche la donna esitava a seguirlo in questa imprudente avventura ma, mentre egli tentava di convincerla, la luna all’improvviso si nascose dietro una nuvola; il cielo si andava rischiarando. Si avviò in fretta, desideroso come sempre di allontanarsi prima che la luce del giorno rivelasse la sua presenza e, sollevandola senza sforzo, fece salire la donna sul carro, dove anche la dama di compagnia Ukon prese posto.

I due restano in quella villa isolata per tutto il giorno seguente, finalmente rivelandosi reciprocamente il volto e rinnovando promesse d’amore: ” Contemplavano il cielo della sera, sereno oltre ogni dire e poiché la Donna degli yūgao sembrava spaventata dalla penombra che invadeva la stanza, egli sollevò le tende di bambù della veranda e si coricò al suo fianco. Si scambiavano sguardi nel chiarore soffuso del tramonto e la donna, pur convinta dell’assurdità della situazione, dimenticava le sue angosce e appariva più a suo agio, incantevole ai suoi occhi.

Quella stessa notte lo spirito geloso della Dama del Sesto Viale appare minaccioso a Genji, nelle vesti di una bellissima donna  che siede accanto al suo guanciale. D’improvviso  quello spirito sembra impossessarsi del corpo della Signora degli yūgao, scossa da un tremito violento e come fuori di sé. La giovane donna muore subito dopo, senza riacquistare conoscenza. Terrorizzato, il Principe chiama il fedele  Koremitsu, che porta il corpo della giovane donna in un eremo di montagna.

Genji desidera rivedere quella donna amata un’ultima volta e si reca all’eremo a cavallo, nel cuore della notte. Presso il corpo della Signora degli yūgao trova la sua fedele dama di compagnia, Ukon, decisa a seguire la sua padrona nella morte. Commosso da questa devozione, Genji la prende al proprio servizio e la conduce con sé. La morte della giovane donna lascia il Principe come smarrito. Vinto dal dolore, resta a letto più di venti giorni gettando l’intera corte nella più grande costernazione. Si prega per la sua salute, gli si inviano messaggi. Ukon gli rivela finalmente l’identità della defunta: un tempo era stata l’amante del suo miglior amico, il Comandante Tō no Chūjō e gli aveva dato una figlia. Questa fanciulla  riapparirà, ormai adulta, nel libr0 XXII sotto il nome di Tamakazura.

Quarantanove giorni dopo la morte della Signora degli  yūgao, Genji organizza in segreto una cerimonia al Padiglione del Loto della Legge, sul Monte Hiei, al fine di affidarne lo spirito al Buddha Amida.

In quegli stessi giorni Genji dice addio a Utsusemi, la “spoglia della cicala”, che va a raggiungere il suo consorte nella provincia di Iyo, e ha poi uno scambio di messaggi con la Dama dell’ala occidentale, compagna di Utsusemi al gioco del go, la fanciulla con cui aveva trascorso una notte, scambiandola per la ritrosa sposa del Governatore di Iyo e che ora è stata destinata in sposa al Terzo Comandante membro della Cancelleria:

Riportò alla mente il volto che aveva intravisto una sera lontana alla luce della lampada. Era impossibile dimenticare la donna che era seduta davanti a lei, riservata e composta, ma anche quest’altra, che chiacchierava festosa e disinvolta senza alcun riserbo, non era per nulla spiacevole, pensò e in questi pensieri agiva tutto il suo cuore incostante che nulla aveva appreso dalle esperienze passate.

 

* Murasaki Shikibu, La Storia di Genji, traduzione di Maria Teresa Orsi, Einaudi, Torino, 2012, p. 62 e seguenti.

 

Anonimo, Genji monogatari gajō: Yūgao, Idemitsu bijutsukan, Tōkyō.

Immagine tratta da:  Genji monogatari. Sennen no kagayaki 源氏物語移千年のかがやき(Genji monogatari. Un millennio di splendore), Kyōto, Shibunkakushuppan, 2008, p. 27.

 

 

 

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