Le nostre estati in Giappone sono ritmate dalle danze di Obon, che punteggiano l’estate giapponese e distraggono, nella gioia di stare insieme e fare festa insieme, dal caldo umido di un clima quasi tropicale.
Obon, si sa, è insieme a Shōgatsu, il Capodanno, la festa principale dell’anno giapponese. Festa dei defunti e festa del ritorno alla propria comunità di origine, al furosato, il “paese natale” da cui le occasioni della vita ci hanno allontanato. È la festa del ritorno temporaneo dei morti al villaggio, per riannodare i legami con la comunità e la famiglia e assicurarli della propria bene augurante benevolenza, garanzia della prosperità del villaggio. Obon si colloca a metà agosto (anche se tradizionalmente, nel calendario lunare, era collocato a metà luglio) ed è celebrato in tutto l’arcipelago con danze per le strade, festeggiamenti gioiosi fatti di parate, bevute, musica, fiere per le strade e lungo i fiumi, e cerimonie solenni presso templi e santuari.
Ovunque siamo andati abbiamo assistito a danze trascinanti, le Bon odori, ognuna con passi caratteristici: dalle musiche con flauti e shamisen della Awa odori di Tokushima, sull’isola di Shikoku, indiavolata come un carnevale a Rio, ai ritmi dal sapore “latino” di Kumamoto, nel Kyūshū, alla grazia della danza dei “cappelli con fiori” dello Hanagasa matsuri di Yamagata, nel Tōhoku.
Ognuna ci ha coinvolto, ognuna ci ha conquistato. Ognuna ha lasciato sulla nostra pelle, insieme al sudore di corpi, al ritmo di battimani, al fruscio dei ventagli, al fresco di lattine di té appoggiate alla guancia e al riso causato dalle birre condivise, il gusto dell’estate giapponese. E, insieme, il rispetto per un popolo che ricorda i defunti con gioia e nel calore delle giornate di una stagione che invita alla vacanza e alla smemoratezza.
Fra le luci delle lanterne nel parco silenzioso di Nara, nelle strade di Aizu Wakamatsu piene di bambini vocianti e dei loro palanchini colorati portati sulle spalle dai genitori e dai maestri, dalle signore in gonnellino hawaiano di Kumamoto, alle splendide fanciulle in kimono estivi e cappelli di paglia di Tokushima, le immagini di Obon resteranno per sempre nei nostri occhi come un regalo inatteso e prezioso, come un ennesimo dono d’amore che il Giappone continua a presentarci.
La storia d’amore continua.