Mukashi mukashi. Letture per farci compagnia. La Via della poesia.

Ryuryukyo Shinsai (attivo fra il 1789 e il 1823), Boccioli di pruno e poeta, 1820 circa.

Due poesie sono considerate “padre e madre della lirica giapponese”. Una è di Yamabe no Akahito:*

Alla baia di Waka

quando si alza la marea

la spiaggia scompare

allora le gru vanno in volo cantando

verso il canneto.

[waka no ura ni shio michikureba kata wo nami ashibe wo sashite tazu nakiwataru]

 

L’altra è di Kakinomoto no Hitomaro:

Nella nebbia del mattino

alla baia di Akashi appena tinta dalla luce dell’alba

il mio pensiero segue una barca

che si nasconde fra le isole.

[honobono to akashi no ura no asagiri ni shimagakure yuku fune wo shi zo omou]

 

All’epoca di Akahito il sovrano era l’imperatore Shōmu. Quando Fujiwara no Hirotsugu capeggiò una ribellione nel Kyūshū, Sua Maestà, timoroso che anche nella capitale ci fossero dei traditori, con il pretesto di un “tragitto imperiale” partì per un lungo viaggio attraverso le province di Iga, Ise, Shima, Owari e Mikawa. Alla baia di Ago nel distretto di Mie della provincia di Ise, Sua Maestà compose una poesia:

Rimpiangendo la mia amata

percorro con lo sguardo la pineta di Ago

verso la spiaggia dove la bassa marea rifluisce

le gru vanno in volo cantando.

[imo ni kou ago no matsubara miwataseba shiohi no kata ni tazu nakiwataru]

 

Durante il viaggio la sorveglianza era molto stretta e sentinelle venivano spesso mandate in avanscoperta. Una di esse era Takechi no Kurohito. Giunto alla riva del mare nel distretto di Ayuchi della provincia di Owari, scrisse a sua volta una poesia:

Verso Sakurada

le gru vanno in volo cantando

alla spiaggia di Ayuchi

dove la bassa marea rifluisce

le gru vanno in volo cantando.

[sakurada e tazu nakiwataru ayuchigata shiohi no kata ni tazu nakiwataru]

 

Sia Akahito sia Kurohito erano funzionari di Corte; era molto improbabile che uno di loro imitasse una poesia composta da Sua Maestà. Gli uomini dei tempi antichi mettevano in versi ciò che avevano davanti agli occhi, liberamente senza chiedersi se prima di loro altri avessero già usato le stesse parole. È probabile che Akahito abbia composto la sua poesia mentre era al seguito dell’imperatore, durante la visita alla provincia di Kii. Nessuno potrebbe mai criticarlo per la scelta delle sue immagini. Egli descriveva ciò che vedeva – la baia e la collina, il paesaggio, i fiori e gli uccelli. Deve aver pensato che era impossibile fermare in un dipinto quella scena e, pieno di ammirazione, avrà composto la sua lirica.

 

Sempre nel Man’yōshū appare una poesia di autore sconosciuto:

Sulla spiaggia di Naniwa al rifluire della marea

volgo lo sguardo all’intorno

verso l’isola di Awaji

le gru vanno in volo cantando.

[naniwagata shiohi ni tachite miwatareba awaji no shima e tazu nakiwataru]

 

L’ispirazione è la stessa di Akahito. I sentimenti degli uomini del passato erano così sinceri che non si poteva neppure pensare di impadronirsi di una poesia altrui. Essi mettevano per iscritto ciò che nasceva dal loro cuore. L’aspetto della baia e le colline, la voce degli uccelli e il colore dei fiori – queste cose non cambiano in qualunque epoca ci si trovi, chiunque sia colui che le canta. Descrivere con sincerità le emozioni che suscitavano le cose: questa è la Via autentica della poesia.

 

Ueda Akinari

(1734-1809)

 

Traduzione di Maria Teresa Orsi.

“In onore della poesia” (Uta no homare), in Racconti della pioggia di primavera (Harusame monogatari, 1808),

Venezia, Marsilio, 1992, pp. 147-149.

*Si sa che Akahito fu attivo fra il 724 e il 736.

**Anche Kurohito fu attivo fra il 724 e il 736.

 

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Medico, studioso, letterato di stirpe mercantile, Ueda Akinari rappresenta la figura dell’intellettuale a tutto campo di periodo Edo. Uomo colto e versato nelle lettere cinesi, ha lasciato due raccolte di racconti (Ugetsu monogatari, Racconti di pioggia e di luna e Harusame monogatari, Racconti della pioggia di primavera) la cui varietà testimonia della cultura vastissima del loro autore. All’interno dello Harusame monogatari il brano intitolato “In onore della poesia” sembra occupare un posto a sé stante: non racconto tradizionale o moralistico di stampo buddhista o confuciano, bensì esaltazione dell’individualità nella creazione poetica attraverso l’esempio di alcuni componimenti. Un’attitudine didattica utile anche a noi, lettori di oggi.